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Gli attacchi di panico: Cosa sono, come riconoscerli e come superarli

Attacchi di panico

Il Disturbo da Attacchi di Panico (DAP), è un problema che affligge il 3% della popolazione, quindi una percentuale molto alta, e si stima inoltre che tutti nella vita, almeno una volta abbiamo provato una sensazione di panico.
Il panico non è altro che una manifestazione molto intensa dell’ansia, su una scala da 0 a 10, ove 0 è il rilassamento completo e 10 è il panico, ovvero una paura molto intensa.
L’ansia è una delle emozioni fondamentali dell’uomo, insieme alla tristezza, alla rabbia, alla gioia e al disgusto.
E’ un segnale d’allarme, che deriva dalla percezione di un pericolo, reale o irrazionale che sia, in seguito al quale la nostra mente ci avverte che dobbiamo fare qualcosa per allontanarci il più rapidamente possibile dalla fonte del potenziale pericolo,  reale o irrazionale che sia.

Per esempio: immaginate di uscire dalla porta di casa e trovarvi di fronte un leone, ovviamente vi spaventerste e molto probabilmente entrerste nel panico.
Il vostro cuore inizierà a battere più velocemente, il vostro respiro si farà più frequente e superficiale, inizierete a sentire caldo, a sudare e tremare, e può essere anche che “ve la facciate addosso” per la paura.

Tutte queste sensazioni non sono altro che risposte fisiologiche appropriate che il vostro corpo, di fronte ad un pericolo, mette in atto, allo scopo di farvi scappare il più velocemente possibile dalla fonte del pericolo stesso.
Ma per scappare il più velocemente possibile, il corpo ha bisogno di avere le risorse per farlo, ovvero:
1- deve avere una pressione sanguigna aumentata, allo scopo di portare più sangue ai muscoli periferici degli arti, che mi permettano di correre più velocemente;
2- il respiro diventa corto e affannoso (iperventilazione) con lo scopo di incrementare la quantità di ossigeno nel sangue, per dare più forza ai muscoli e rendervi più vigili e selettivi (se il leone si muove lo osservo più nitidamente);
3- aumenta la sudorazione, il metabolismo accelera perché devo bruciare di più per avere più energia per scappare.

Che cosa succede però se lo stimolo che mi fa allarmare, non è il leone, ma un pensiero nella mia testa (es. “oddio cos’è questa strana sensazione che sento? Sto per avere un infarto? Non riuscirò più a respirare, impazzirò” )?
Succede che il mio corpo comunque riceve dalla mia mente un segnale di pericolo , che però non è reale, non si palesa di fronte ai miei occhi, il leone non c’è, ma io ho paura lo stesso, temo di poter star male, che nessuno mi aiuterà.
Il mio corpo quindi metterà in atto sempre le stesse reazioni fisiologiche descritte sopra (accelerazione del battito cardiaco, respiro affannoso, sudorazione, ecc.) con lo scopo di farmi scappare il più velocemente possibile dal potenziale pericolo, anche se non lo vedo di fronte a me ma è un mio pensiero.
Questo pensiero , che definiamo “disfunzionale”, e che è la causa degli attacchi di panico, si chiama “pensiero catastrofico”, e spinge la persona ad attribuire  un significato catastrofico ad un suo sintomo e/o sensazione fisica  (come per esempio la tachicardia , credendo di essere sul punto di fare un infarto e quindi di morire),  provando percio’ paura intensa ed inducendo una risposta fisiologica in linea con tale emozione.
Sentirà quindi  tachicardia, respiro affannoso, nodo in gola, sudorazione, magari nausea, come se veramente ci fosse “il leone pronto ad aggredirla”. Questi sintomi farano spaventare moltissimo l’individuo,  in quanto non ne capirà l’origine ed inizierà a pensare di avere qualcosa che non và, di non stare bene, addirittura appunto di poter avere un infarto, di morire, svenire, impazzire, ecc.
Il pensiero catastrofico percio’ non fa altro che aumentare l’ansia ed autoalimentarla.

La paura di poter impazzire che molte persone con il disturbo di panico hanno durante un attacco, è legata alla sensazione di stordimento che si ha durante l’attacco di panico. Spesso infatti si ha la vista annebbiata e una sensazione di non realtà, di “strano”, confuso.
Questa sensazione si chiama derealizzazione e non è altro che la conseguenza del maggior carico di ossigeno nel sangue dovuto all’iperventilazione messa in atto quando scatta il panico.
Questo avrebbe lo scopo di aiutare la vista a focalizzare meglio  la fonte di pericolo e controllarla, ma che se è un pensiero il pericolo, non possiamo osservarlo e quindi genererà questa spiacevole sensazione di distacco e stordimento.

Una delle conseguenze del panico più frequenti è l’evitamento, cioè la persona comincia ad evitare luoghi e situazioni in cui ha avuto il panico, per la paura di star male ancora. Così facendo ha un immediato sollievo dall’ansia, che però a lungo andare non fa altro che confermare alla persona di non essere più in grado di fare certe cose, abbassando notevolmente l’autostima ed il senso di efficacia personale, rendendola ancora più insicura e vulnerabile al panico.
Il DAP  insorge prevalentemente dopo un lutto, un licenziamento, una rottura affettiva, dopo un aumento di responsabilità, dopo un trasloco o comunque dopo un momento in cui la persona per qualche motivo si è sentita più debole, fragile e vulnerabile, e ora crede di essere in balia della sua ansia, non in grado di controllarla in quanto debole.
Prima si decide di curare il disturbo e meglio è, in quanto più si radica l’evitamento e gli schemi comportamentali che ci stanno dietro, e più si possono aggiungere comorbilità come la depressione o l’agorafobia, e le limitazioni alla vita quotidiana.
Attraverso la Terapia Cognitivo Comportamentale questo disturbo (se presente in maniera isolata), puo’ essere risolto in 10-12 colloqui.
Lo scopo della terapia è imparare che l’ansia non è un mostro che può farci del male, ma un’emozione utile, che ci serve per difenderci dai pericoli, che si impara a gestire e controllare tramite la ristrutturazione cognitiva dei pensieri catastrofici, le esposizioni graduali allo stimolo giudicato pericoloso (ERP) ed imparando a conoscere l’ansia come emozione non dannosa, ma utile per la nostra vita e assolutamente non pericolosa.

Sonia Dal Ben, Psicologa Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale Fsp

 

2 commenti su “Gli attacchi di panico: Cosa sono, come riconoscerli e come superarli”

  1. Grazie per la persona che mi hai reso …ho vinto tutte le mie paure è ansie tutti possiamo farcela ma con l aiuto della persona giusta è tu lo sei Sonia non finirò mai di ringraziarti

  2. Psicoterapia Cognitiva Sonia Dal Ben

    Il lavoro si fa sempre in due . Ci hai messo grande impegno e i risultati sono arrivati . Bravissima a te

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